Quer pasticciaccio brutto de via Rua do Principe

Ancora una volta un mercato invernale disastroso da parte di una società sempre più in confusione

La pazienza è davvero finita. Dopo il brutto mercato estivo, dove si salva solo l’acquisto di Renato Tapia, ad oggi il migliore della squadra assieme a Iago Aspas, si attendeva una risposta forte nel mercato invernale. Seppur vero che il COVID-19 abbia dato un colpo pesante all’economia calcistica e che ci sia un limite salariale da rispettare, la sensazione è che il Celta abbia fatto davvero pochissimo per la propria squadra che esce indebolita da questa sessione di mercato davvero imbarazzante.

Il caso Olaza-Cervi

La cosa più grave e che lascia sgomenti è stata la cessione di Lucas Olaza. Alla base di ciò l’intenzione del Celta Vigo di non pagare i 4 milioni di riscatto chiesti dal Boca Juniors non appena l’uruguaiano avesse collezionato 20 presenze. Un’intenzione che, nonostante non sia piaciuta a molti, ci sarebbe potuta anche stare qualora il club avesse poi portato rinforzi sia in quella posizione, ma non solo. Ed invece no, è arrivato Aaron Martin dal Mainz in prestito con diritto di riscatto fissato a 7 milioni, ben tre milioni in più di quelli che servivano per riscattare Olaza. Soldi che probabilmente il Celta non spenderà mai, salvo un rendimento clamoroso da parte del terzino che finora ha fatto giusto il compitino, ma non ha portato pericoli come faceva Olaza quando galoppava sulla sinistra.

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La cessione di Olaza (ora al Valladolid) aveva liberato uno slot per extracomunitari e qui arriviamo al secondo punto di questa forte critica al mercato celeste. Fino a ieri si pensava che, malgrado facesse molto male, l’addio dell’uruguaiano avrebbe portato un giocatore di qualità come Franco Cervi dal Benfica, ma tutti noi ci siamo solo illusi. Ieri, l’argentino era in campo con il club lusitano e dell’accordo tra le parti, benché si dicesse ormai cosa fatta, neanche l’ombra. Si era vociferato di un possibile stop da parte del tecnico dei lusitani Jorge Jesus visti i casi di COVID-19, ma le partenze sia di Ferro che di Todibo hanno reso molto debole tale ipotesi. Non si sa cosa sia successo e si spera possa arrivare una spiegazione, ma probabilmente l’accordo tra le due società non era fatto come in tantissimi hanno riportato.

Un attaccante… non goleador

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Terzo punto da affrontare: la questione del 9. Coudet aveva espressamente chiesto un attaccante, una vera e propria punta centrale, ed il Celta lo ha preso in parola. Peccato che lo abbia preso in parola solo a livello di ruolo perché il club ha annunciato l’arrivo di Facundo Ferreyra a parametro zero, con quest’ultimo che si era svincolato dal Benfica. L’attaccante argentino aveva fatto benissimo ai tempi dello Shakthar, ma parliamo di 4 anni fa. Poi tra Benfica ed Espanyol El Chucky non è stato più lui e negli ultimi 3 anni ha realizzato solamente 3 reti nei campionati (escludendo dunque l’Europa League e le 6 reti segnate nei preliminari).

Serviva una punta e va bene, ma serviva una punta che segnasse e non che facesse il palo della luce in mezzo al campo. Si è passati dall’illusione Mario Mandzukic (per la società ingaggio troppo alto) alla dura e concreta realtà che si chiama Facundo Ferreyra. Il rispetto per l’uomo e per il calciatore argentino lo possiamo anche avere, ma a livello statistico essere scettici ci sembra la scelta più logica. Quantomeno noi una scelta riusciamo a farla diversamente dalla società che continua a brancolare nel buio e ad indebolirsi sempre di più.

Verso il baratro?

Al termine di questo mercato, la domanda sorge spontanea: si sta andando verso il baratro? Lo scorso anno il Celta, seppur con gente come Rafinha in rosa, è andato vicinissimo a retrocedere e siamo onesti, se lo meritava più del Leganés perché la società meritava e merita tutt’oggi una punizione simile. Una società presuntuosa, che si dice al fianco dei tifosi, e che invece continua ad andargli contro sotto vari punti di vista (non dimentichiamoci la questione abbonamenti che ha mandato su tutte le fuori l’intera tifoseria), uccidendo la passione per questi colori, ma questo è un discorso che meriterebbe un capitolo a parte, forse un libro intero.

L’artefice di questo disastro è il nostro ds Felipe Minambres che è ancora in scadenza di contratto ed il rinnovo non è arrivato. Ad esclusione degli anni passati con Berizzo, l’ex Rayo non ne imbrocca più una e in molti sono concordi sul fatto che a fine anno gli vada indicata la via d’uscita da Vigo. Se vorremmo paragonare il mercato attuale del Celta, sia estivo che invernale, ad un romanzo potremmo chiamarlo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, romanzo scritto dal milanese Carlo Emilio Gadda. Ma per rendere l’idea potremmo cambiare il titolo con Quer pasticciaccio brutto de via Rua do Principe. Si perché alla fine questi 6 mesi sono stati davvero un “brutto pasticciaccio” da parte delle persone che lavorano nella sede del Celta.

Si dice che “errare è umano, perseverare è diabolico”. Il Celta ha deciso di perseverare nell’errore e non si accorgerà di ciò fino a che non toccherà il fallimento sportivo con le proprie mani. E questo fallimento sportivo sembra essere, anno dopo anno, sempre più vicino.

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